La salute mentale al tempo del SARS-CoV-2 e aspettando Godot. Ripercussioni generali e nello sport

Opera teatrale composta da Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, si inserisce in modo perfetto nel filone del teatro dell’assurdo, implicando situazioni insensate, trama sterile, messaggi di difficile ricezione da parte del pubblico. La storia, ambientata in uno spazio surreale, si incentra sulle figure di Vladimiro ed Estragone.

I dialoghi dei due personaggi principali ruotano, intorno ad argomenti di varia natura, che denotano la mancanza di punti fermi e di certezze, nei confronti della vita, e una fiducia nell’esistenza che, se anche ci fosse stata, in un tempo lontano, ormai non è che polvere.

Godot, inteso come l’unica opportunità della  vita. Può significare che l’essere umano aspetta   qualcosa che possa dare un senso alla propria esistenza, qualcosa che possa salvarlo dalla disperazione.

In quest’opera, ci sono molti elementi psicologici, riconducibili al periodo che stiamo vivendo. Si è sballottati in una sorta di teatro dell’assurdo, per essersi creato un clima esistenziale, a dir poco, surreale. Ora, come allora, anche se solo simbolicamente, le conseguenze sulla mente, possono essere le stesse.

L’infezione da SARS-CoV-2, oltre alle conseguenze mediche, si contraddistingue, per i contraccolpi sull’ aspetto della salute mentale.
La sbigottimento, l’ angoscia, i dubbi e gli elementi di stress persistenti, nella persone, nel corso dell’epidemia di COVID-19, sono in grado di condurre ad effetti importanti, nel lungo periodo, sulla salute mentale della popolazione.

Questa malattia virale può avere un influsso rilevante, sui pazienti psichiatrici, per gli effetti derivanti dal distanziamento sociale.   Le persone che si prendono cura dei bisogni, di chi non è del tutto autosufficiente, in considerazione della condizione particolarmente difficile, possono avere, allo stesso modo, bisogno  di un aiuto psicologico.
Non vanno poi trascurate le conseguenze sugli operatori sanitari,  a rischio di burn-out,  per l’impegno fisico snervante, profuso in questi frangenti. Anche lo sport, sta pagando un notevole contributo. Atleti che avevano un obiettivo a portata di mano, lo hanno visto, improvvisamente sfumare. L’incertezza di non sapere, se e quando si realizzerà, inevitabilmente, mina nel profondo, l’autostima. Infatti, il perdere di vista certezze  che si credevano consolidate, fa vagare la mente, sballottata dalla tempesta, come una nave senza nocchiero. In altre parole, il perdere di vista, o vedere molto sfumato, l’obiettivo per cui si stava lavorando, ha ricadute psicologiche, simili a quelle conseguenti ad un infortunio sportivo. Infatti, allo stesso modo, l’improvviso blocco dell’attività sportiva, realizza un danno, che compromette il benessere dell’atleta, impedendogli di partecipare ad un successivo allenamento o gara. A livello psicologico, questa condizione è assimilabile ad un vissuto di perdita della propria efficienza. L’atleta può sperimentare un senso di sfiducia verso Sé stesso e le proprie capacità nella performance sportiva, oppure un senso di minaccia rappresentato dal timore di non poter riprendere i propri allenamenti o le gare, fino ad un senso di solitudine o di vuoto esistenziale.

Prima di approfondire questi temi, è doveroso fare una sintetica panoramica, su cosa succede, nei momenti di crisi, in generale.

Le occasioni di crisi sono associate, nella maggior parte dei casi,  ad un aumento di casi  di depressione, ansia, stress e altri disturbi mentali. Questo accade in caso di attacchi terroristici, terremoti o uragani. Ci vuole poco, ad essere buon profeta, per predire che, probabilmente,  stia accadendo, la stessa cosa, anche in questo momento di particolare disagio psicologico.

Infatti, esiste una minaccia reale, ma invisibile, di malattia, che da sola è causa di paura e ansia. Seguono, a ruota, tutte gli effetti delle misure che sono state adottate per il contenimento del virus. Come, ad esempio, l’isolamento, il distanziamento sociale, l’alterazione delle consuetudini giornaliere. La privazione del lavoro, insieme agli altri,  è un elemento di pericolo, per ansia, depressione,  irritabilità e insonnia. In più, si aggiunge, ad aggravare la situazione, il martellamento degli organi di informazione, l’esagerazione di notizie, non sempre attendibili, inaccurate e in contrasto tra loro. L’attesa perenne di qualche cosa che verrà, ma non si sa bene cosa, contribuisce a creare un clima surreale.

In virtù di tutto ciò, è importante determinare meticolosamente, tali conseguenze, per poter intervenire, anticipatamente.

In base ai primi risultati di alcuni studi, è emerso che più suscettibili, a tali disturbi  sono, sopratutto, le donne, i giovani, le persone che hanno perso un caro, a causa del Covid o che sono state contagiate, così come le persone che hanno perso o momentaneamente interrotto il loro lavoro a causa dell’epidemia, mentre chi lavora troppo è a rischio di stress o insonnia. La quarantena, invece,  è collegata a sintomi da stress post traumatico e ansia.

Coloro che avevano psicopatologie, prima della crisi, hanno una maggiore probabilità, di aggravare la loro condizione pregressa.  Inoltre, il fatto di osservare, scrupolosamente e meticolosamente, le norme igieniche, in modo ripetitivo, al limite dell’ossessività, oltre ad aggravare un  preesistente disturbo ossessivo compulsivo, può, far emergere uno allo stato latente.

Dott. Sicignano Antonio
Medico di Medicina Generale
Medico Psicoterapeuta
Specialista in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana

Esperto in Psicologia dello Sport
Presidente Comitato Campania SPOPSAM
Membro Direttivo Nazionale SPOPSAM

Mind Set Coach

Fonte: www.topallenatori.it

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