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Sinner, il Clostebol è una persecuzione: l’ITIA ribalta tutto

Jannik SinnerSinner, il Clostebol è una persecuzione: l'ITIA ribalta tutto - Topalenatori.it (screen Youtube)

Ormai è passato quasi un anno dalla prima squalifica di Sinner che ha condizionato il 2025, ma l’ITIA è tornata a stravolgere il mondo del tennis.

Il clostebol è diventato, nel 2025, una parola chiave inevitabile quando si parla di Jannik Sinner. Un termine tecnico, freddo, che però ha inciso profondamente su una stagione che avrebbe potuto assumere contorni ancora più straordinari. La vicenda che ha coinvolto il numero uno del tennis italiano lo scorso febbraio ha rappresentato uno spartiacque emotivo e mediatico, prima ancora che sportivo.

Una positività riscontrata in due controlli, una sostanza vietata rinvenuta in tracce minime, una spiegazione dettagliata fornita dallo staff e una sospensione che, pur temporanea, ha interrotto un momento di slancio raramente visto nella storia recente del tennis azzurro. Il caso ha acceso un dibattito feroce: sulla responsabilità oggettiva degli atleti, sulla fragilità dei sistemi di controllo, sull’equilibrio tra tutela della salute e rigidità normativa.

Sinner, che ha sempre collaborato con le autorità competenti, si è ritrovato al centro di una tempesta che ha inciso non solo sul calendario, ma anche sulla percezione pubblica della sua immagine. Tre mesi di stop non sono pochi nel tennis moderno: significano perdere ritmo, rinunciare a tornei chiave, spezzare una continuità che spesso è la vera differenza tra una grande stagione e una stagione storica.

È legittimo chiedersi dove sarebbe potuto arrivare Sinner senza quell’interruzione forzata. Il 2025, nonostante tutto, resta un anno di altissimo livello, ma porta con sé l’ombra di ciò che è stato tolto. Da allora, ogni nuova notizia legata al clostebol finisce inevitabilmente per richiamare quel precedente. È diventato un riferimento, quasi un paradigma. Ma non tutti hanno avuto la stessa possibilità di difendersi con successo.

Il Clostebol colpisce ancora: Eudovic sospesa

Se il caso Sinner ha rappresentato uno spartiacque, quello che ha coinvolto la giovane Jessica Eudovic rischia invece di segnare una battuta d’arresto pesantissima, forse definitiva, per una carriera ancora agli inizi. La tennista statunitense, appena diciottenne, è risultata positiva al clostebol durante un torneo ITF disputato a El Salvador nell’ottobre scorso.

Una circostanza che l’ha catapultata immediatamente nel sistema disciplinare dell’antidoping, senza la rete di protezione di un ranking consolidato o di un team strutturato alle spalle. A differenza di quanto accaduto per Sinner, il percorso difensivo di Eudovic non ha convinto la commissione indipendente. Dopo la comunicazione ufficiale della positività e la sospensione provvisoria, alla giocatrice è stato concesso il tempo previsto per fornire una spiegazione credibile sull’origine della sostanza.

Doping

Il Clostebol colpisce ancora: Eudovic sospesa – Topallenatori.it (screen Youtube)

Un appello che, secondo l’organo giudicante dell’International Tennis Integrity Agency, non ha raggiunto la soglia minima richiesta per giustificare una revoca della sospensione. La decisione finale, arrivata pochi giorni fa, ha certificato uno scenario opposto rispetto a quello vissuto da Sinner: nessuna attenuante riconosciuta, nessuna sospensione congelata, ma uno stop effettivo che pesa enormemente su una giocatrice priva di punti WTA e con un futuro tutto da ricostruire. È qui che il confronto diventa inevitabile.

Non tanto sul piano della colpevolezza, quanto su quello delle conseguenze. Il clostebol, ancora una volta, dimostra di essere una sostanza subdola, capace di travolgere carriere a velocità diverse ma con la stessa brutalità. Nel tennis contemporaneo, la differenza tra un caso risolto e uno senza appello può dipendere da dettagli, risorse, credibilità e capacità di dimostrare ogni singolo passaggio. Per Eudovic, il ricorso è stato inutile.

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