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Scartato dalla Juve, decisivo in Champions: Spalletti ammutolito

Luciano SpallettiScartato dalla Juve, decisivo in Champions: Spalletti ammutolito - Topallenatori.it (screen Youtube)

Sulla Juve si abbatte ancora il malcontento per alcune scelte che hanno fatto discutere. Dopo l’ennesima dimostrazione, Spalletti è ammutolito.

La Juventus esce da una settimana che racconta perfettamente il momento che sta vivendo: vittorie preziose, ma mai realmente rassicuranti. Il successo sul Cagliari in campionato ha dato continuità ai risultati, confermando una squadra capace di soffrire, piegarsi, ma non spezzarsi. E ancora più emblematico è stato il 3-2 sul campo del Bodo/Glimt, ottenuto in extremis con una zampata che ha salvato una trasferta che stava diventando un crocevia psicologico, oltre che sportivo. La Juventus di Spalletti è viva, determinata, ma fragile nei momenti chiave, e soprattutto ancora lontana dall’essere la squadra che il tecnico immaginava di costruire nel suo nuovo ciclo bianconero.

A pesare non sono solo gli equilibri tattici ancora in fase di consolidamento, ma anche le scelte societarie del recente passato, che oggi diventano fonte di rimpianti difficili da ignorare. Basta guardare la Serie A per comprendere quanto la Juventus abbia perso valore tecnico lasciando partire alcuni dei suoi talenti migliori. Matias Soulé, oggi centrale nel progetto tecnico della Roma, dimostra ogni settimana la maturità e la qualità che a Torino non si è voluto – o potuto – aspettare. La sua crescita esponenziale è il simbolo di una generazione che altrove sta trovando spazio, protagonismo e continuità.

E non è il solo. Dean Huijsen, lasciato partire tra dubbi tattici e necessità di cassa, sta brillando all’estero al punto da guadagnarsi l’interesse del Real Madrid, dove è considerato un difensore di prospettiva internazionale. Due profili diversi, due ruoli differenti, ma un identico filo narrativo: giocatori formati alla Continassa che oggi impreziosiscono progetti tecnici lontani da Torino.

Eppure, tra i rimpianti silenziosi e quelli dichiarati, ce n’è uno che negli ultimi giorni ha colpito più forte di tutti: quello legato a Danilo. Non per ciò che ha fatto con la maglia bianconera, ma per ciò che sta facendo ora, con una continuità e un’incisività che in Italia, negli ultimi anni, non si erano più viste. Spalletti lo sa bene, lasciarlo andare via in un momento in cui la sua leadership avrebbe fatto comodo è un errore che oggi appare più evidente.

Danilo, leadership ritrovata e un gol che vale una Coppa Libertadores

Se in Italia qualcuno lo aveva archiviato come un giocatore a fine ciclo, in Brasile Danilo sta riscrivendo completamente la narrativa intorno al suo nome. Rientrato in patria dopo la risoluzione consensuale del contratto con la Juventus, il difensore brasiliano è diventato uno dei perni del Flamengo, dove ha ritrovato freschezza, centralità e, soprattutto, un ruolo da protagonista che a Torino sembrava essersi dissolto. Il suo momento più alto è arrivato proprio nella finale della Copa Libertadores, la Champions League del Sudamerica, competizione che il Flamengo ha conquistato per la quarta volta nella propria storia. A decidere la finale è stato proprio lui, Danilo, autore del gol che ha scritto la pagina più importante della stagione del Mengao. Un colpo da leader vero, da giocatore che non solo difende, ma trascina. E che conosce il peso specifico dei momenti cruciali.

Danilo

Danilo, leadership ritrovata e un gol che vale una Coppa Libertadores – Topallenatori.it (screen Youtube)

Il Flamengo lo aveva accolto con entusiasmo, ma pochi avrebbero immaginato che a 34 anni – nato il 15 luglio 1991 – potesse tornare ad avere un impatto così determinante. E invece Danilo ha risposto con numeri e prestazioni: presenza costante, affidabilità tattica, personalità nelle uscite palla al piede, equilibrio nei duelli.

La sua esperienza è diventata un valore aggiunto in un contesto tecnico e agonistico in cui spesso prevale il ritmo, la transizione e l’imprevedibilità. Da veterano, Danilo continua a essere un giocatore estremamente utile, perché può giocare terzino, centrale nella difesa a tre, oppure braccetto nella costruzione bassa. È questa polivalenza che gli ha permesso di diventare in poco tempo un elemento imprescindibile per il Flamengo – e un rimpianto per la Juventus.

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