Sinner ha lasciato tutti i tifosi increduli e non per la sua apparizione ad Abu Dhabi. L’altoatesino ha fatto qualcosa di pazzesco, con tanto di testimoni.
È stato un finale di stagione atipico, quasi cinematografico, per due volti che stanno ridisegnando il tennis mondiale. Jannik Sinner è tornato sotto i riflettori non per un torneo, ma per un’apparizione fuori contesto, ma neanche troppo per uno come lui, ospite al Gran Premio di Abu Dhabi. Giro di pista, luci del paddock, flash, piloti, motori e un clima che profuma più di Formula 1 che di tennis. Una presenza che ha detto molto senza dire nulla, con il numero uno azzurro che continua a catalizzare attenzione anche quando non impugna la racchetta. Lì, tra box e hospitality, ha posato accanto a campioni come Hamilton e Leclerc, mostrando un volto sereno, disteso, lontano dalle tensioni che hanno acceso la stagione ATP. Un’immagine opposta rispetto a ciò che accade in campo, dove la rivalità con Carlos Alcaraz continua a essere materia viva, energetica, in continua evoluzione.
Lo spagnolo, invece, ha passato l’inverno in maniera meno glamour e più agonistica. In una esibizione negli Stati Uniti – un contesto leggero, sì, ma pur sempre tennis – Frances Tiafoe gli ha strappato la vittoria al super tie-break (6-3, 3-6, 10-7). Una sconfitta che non muove classifiche, ma stuzzica la narrativa: il campione che cade quando tutto dovrebbe essere routine, il pubblico che si riaccende, l’idea che nel 2026 nulla sarà scontato. Sinner guarda le corse a Yas Marina, Alcaraz perde un match che avrebbe dovuto vincere. È un inverno diverso, quello dei campioni: uno respira la popolarità, l’altro assaggia la realtà. A proposito di realtà, l’esperienza di Sinner nel paddock non è certo l’unica lontano dal circus, perché l’altoatesino non è solo riflettori e automobili ma, a quanto pare, uno che sa sporcarsi anche le mani.
Retroscena Sinner, pizzicato a spalare letame: “E’ rimasto legato alla sua terra”
Mentre Sinner vive il suo tempo lontano dal circuito, emergono storie che raccontano un uomo dietro il fenomeno. A riaccendere i riflettori è stata un’intervista rilasciata da Luis Durnwalder, ex presidente della Provincia autonoma di Bolzano. L’84enne, figura storica dell’autonomia sudtirolese, ha raccontato un episodio che ha fatto sorridere mezzo Paese: “A Sesto l’ho visto spalare letame sui prati con un amico e devo dire che la cosa mi è piaciuta”. Un’immagine quasi bucolica, che stride con la patina scintillante del tennista internazionale. Non è solo folklore. Durnwalder ha parlato del carattere dei pusteresi, difendendo le radici del campione e della sua famiglia con parole nette. Jannik è rimasto legato alla sua terra e alla sua famiglia… ha la riservatezza tipica dei pusteresi – ha detto, aggiungendo un passaggio rivelatore sulle critiche ai genitori del tennista – Criticandoli li spingete sempre più nel loro angolo.

Retroscena Sinner, pizzicato a spalare letame: “E’ rimasto legato alla sua terra” – Topallenatori.it (screen Youtube)
Non è il racconto dell’ennesimo testimonial perfetto, ma la fotografia di un ragazzo cresciuto tra montagne, lavoro e silenzi. Durnwalder insiste anche su un punto spesso deformato nel dibattito pubblico: “E finiamola con la storia che vince perché è tedesco. Vince perché è forte, vince perché è un ragazzo che ha un grande talento ed è abituato a fare grandi sacrifici”. Il letame spalato nei prati, allora, non è un aneddoto folcloristico, ma è la sintesi di un’origine che non si cancella con i trofei. Se Alcaraz oggi cade in un’esibizione e Sinner si concede un giro tra monoposto e flash, la radice rimane lì – tra Sesto e la Val Pusteria – a ricordare che il talento, da solo, non basta mai. Serve fatica. Serve terra. Serve, qualche volta, anche sporcarsi le mani.

Pazzesco Sinner, l'ha fatto veramente: tifosi increduli - Topallenatori.it (screen Youtube)











