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Dramma nello sport, se ne è andato un pezzo di Serie A: tifosi in lacrime

Candele luttoDramma nello sport, se ne è andato un pezzo di Serie A: tifosi in lacrime - Topallenatori.it (screen Youtube)

Il 2025 si avvia alla chiusura con una notizia terribile per il calcio, un dramma nello sport. Se n’è andato un pezzo storico della nostra Serie A.

Ci sono figure che non segnano gol, non esultano sotto la curva, non finiscono nelle copertine dei quotidiani sportivi. Eppure reggono il mondo del calcio con la discrezione e la dedizione che solo chi vive lo sport dall’interno può comprendere. Il loro nome non appare nelle cronache di mercato, ma resta inciso nella memoria di chi li ha incrociati. Sono quelli che, scivolando in panchina con la borsa in mano, hanno vissuto gioie e tempeste di generazioni di calciatori. Hanno ascoltato sfoghi, fasciato caviglie, ridato fiato a ginocchia stanche, asciugato sudore e lacrime. Hanno attraversato vittorie e retrocessioni con la stessa compostezza. Hanno abbracciato presidenti, allenatori, magazzinieri e tifosi come se fossero una sola grande famiglia.

Chi oggi il calcio lo guarda come prodotto televisivo forse fatica a ricordare quanto, fino a non molti anni fa, certe figure fossero parte del paesaggio emotivo di una squadra. Presenti a bordo campo in Serie C e nelle sfide europee, in trasferte polverose e in stadi pieni come teatri. Ha camminato accanto a generazioni diverse di giocatori, accolto talenti emergenti e salutato bandiere ormai a fine carriera. C’era nei giorni di gloria, nelle domeniche di pioggia, nei mesi in cui sembrava impossibile risalire la classifica. Una fedeltà che nel calcio moderno ha qualcosa di irreale. Una carriera iniziata negli anni ’60, quando gli spogliatoi sapevano di mentolo e canfora, quando i massaggi erano un rito e il mestiere non si imparava su un manuale ma nell’odore dei corridoi e nel rumore delle tacchette sul cemento. Da allora non ha più abbandonato quella maglia, accompagnandola in salite, discese, rimonte impossibili e stagioni da ricordare. Una storia che si chiude ora, nella settimana di una partita sentita come poche.

Si è spento Renzo Luchini, 60 anni al Perugia: il massaggiatore che il calcio non dimenticherà

Il nome, adesso, si può pronunciare: Renzo Luchini, storico massaggiatore del Perugia Calcio, si è spento a 80 anni lasciando un vuoto enorme in tutto l’ambiente biancorosso. Sessant’anni di vita passati al fianco del Grifo, di cui è stato una presenza costante, discreta e fondamentale. Una figura che ha attraversato epoche, cambi di proprietà, promozioni e cadute, portando sempre con sé la stessa umanità. Era ricoverato da qualche tempo, e la notizia della sua scomparsa è arrivata a ridosso del derby, una di quelle partite che lui ha vissuto come pochi, con il cuore caldo di appartenenza.

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Si è spento Renzo Luchini, 60 anni al Perugia: il massaggiatore che il calcio non dimenticherà – Topallaneatori.it (screen Youtube)

La sua storia inizia nel 1966, quando entrò nello staff ai tempi di Zeffiro Furiassi. Da allora è rimasto lì, stagione dopo stagione, diventando molto più di un massaggiatore: un riferimento emotivo. Dodici campionati vinti vissuti da vicino, una Coppa Intertoto nel 2003 – celebrata con il 2-0 al Wolfsburg – e una Supercoppa di Lega Serie C nel 2014. Una vita in panchina, tra i campioni che passavano e un uomo che restava. Negli scorsi giorni i tifosi avevano appeso fuori dal Curi uno striscione semplice e potente: “Forza Renzo”. Due parole che raccontavano una città. Dopo l’ultimo fischio contro la Vis Pesaro, la squadra gli aveva dedicato la vittoria. Ora l’omaggio assume un valore diverso, più profondo. Il club ha salutato così: “Addio Renzo, da sempre punto di riferimento per calciatori, allenatori, dirigenti e presidenti. Continueremo a nutrire per te affetto, stima e riconoscenza”.

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