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Agli Australian Open è già bufera: stavolta non è colpa di Sinner

Jannik SinnerAgli Australian Open è già bufera: stavolta non è colpa di Sinner - Topalenatori..it (screen Youtube)

Se il 2025 è stato l’anno delle polemiche, come il caso clostebol e la velocità dei campi, il 2026 non inizia meglio. Nuova bufera sugli Australian Open.

La stagione 2025 del tennis mondiale verrà ricordata non solo per ciò che è accaduto in campo, ma soprattutto per il clima pesante che ha accompagnato molte delle sue tappe principali. Un’annata segnata da successi limpidi, ma anche da polemiche ricorrenti, spesso alimentate più dalle parole che dai fatti, in un circuito sempre più esposto alla pressione mediatica e alla lettura distorta delle prestazioni dominanti. Al centro di questo scenario, inutile dirlo, si è trovato Jannik Sinner. Il numero uno italiano ha vissuto un 2025 di altissimo livello sportivo, ma parallelamente è diventato il bersaglio preferito di un dibattito tossico che ha riportato a galla il tema del clostebol per 12 mesi.

Accanto a questo filone, si è sviluppata un’altra polemica strutturale: quella sui campi sempre più lenti. Diversi tennisti ed ex campioni hanno accusato l’ATP e gli organizzatori di aver uniformato le superfici, riducendo le differenze storiche tra tornei e favorendo un tennis basato sulla resistenza fisica e sugli scambi prolungati. Anche qui, Sinner e Carlos Alcaraz sono stati spesso indicati come presunti beneficiari, quasi fossero responsabili di scelte regolamentari che nulla hanno a che vedere con le loro qualità. Non sono mancate, infine, le polemiche sul calendario, sugli infortuni legati alla densità delle partite e sulla gestione dei giovani. Insomma, è stato un 2025 che non ha parlato solo di campo, ma il 2026 sembra non essere da meno.

Il 2026 parte già in salita: Bublik accende la miccia sulle palle degli Australian Open

Se il 2025 si è chiuso tra discussioni e sospetti, il 2026 sembra voler proseguire sulla stessa linea fin dai primi giorni di preparazione. A lanciare la prima polemica della nuova stagione è stato Alexander Bublik, tennista kazako noto tanto per il suo talento quanto per la sua comunicazione diretta e senza filtri. Nel mirino di Bublik sono finite le palle da gioco degli Australian Open, primo Slam dell’anno in programma a Melbourne dal 18 gennaio. Durante la off-season, i giocatori hanno iniziato a testare il materiale ufficiale del torneo, e proprio da una sessione di allenamento è nata la protesta. Attraverso i social, Bublik ha mostrato lo stato di deterioramento delle palline dopo pochi minuti di utilizzo, accompagnando l’immagine con un commento ironico che ha rapidamente fatto il giro del circuito.

Palla tennis

Il 2026 parte già in salita: Bublik accende la miccia sulle palle degli Australian Open – Topallenatori.it (screen Youtube)

La questione non è banale. Secondo diversi giocatori, palle che si consumano rapidamente diventano più pesanti, meno reattive e potenzialmente pericolose sul piano fisico. Non è un caso che in passato Daniil Medvedev abbia collegato il peggioramento della qualità delle palle al periodo post-Covid, parlando apertamente di un calo generale degli standard produttivi e di un impatto diretto sugli equilibri di gioco. Il problema, però, va oltre la singola lamentela. Palle che cambiano comportamento nel giro di pochi game alterano ritmo, timing e carico sui colpi, costringendo i giocatori ad adattarsi continuamente. In un contesto già segnato da campi lenti e calendari logoranti, questa variabile aggiuntiva rischia di diventare un fattore critico, soprattutto in un torneo lungo e fisicamente impegnativo come l’Australian Open.

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