Vedere Sinner che sbotta è un evento raro, quasi unico. Dopo la finale di Torino il suo entusiasmo è stato smorzato ed è stato davvero troppo per lui.
Il 2025 si chiude come meglio non poteva per Jannik Sinner, che ha messo la firma sulla stagione vincendo le Nitto ATP Finals contro Carlos Alcaraz, l’uomo che più di tutti ha definito la sua crescita e le sue giornate di gloria nell’ultimo biennio. A Torino è andata in scena l’ennesima battaglia tra i due, ma questa volta con una sensazione diversa: Sinner è sembrato in controllo dall’inizio alla fine, più maturo nella gestione dei punti chiave, più consapevole dei propri mezzi e, soprattutto, più glaciale quando il match ha rischiato di girare. Un simbolo di questa nuova consapevolezza si è visto al momento decisivo: Sinner che porta il dito all’orecchio, gesto iconico di Alcaraz, ribaltato e restituito nello scenario più pesante. Non una provocazione, ma un messaggio sottile, elegante e sportivo: oggi comando io. La platea torinese lo ha percepito subito, così come lo spagnolo, che ha incassato con rispetto una sconfitta maturata più sulla solidità mentale che sulla differenza tecnica.
Il trionfo alle Finals chiude una stagione estenuante, cominciata con la tempesta del caso Clostebol e proseguita tra successi, finali Slam e una corsa al numero uno decisa da pochi dettagli. Sinner ha chiuso l’anno con 11.500 punti, appena dietro Alcaraz. Tutto ciò però non toglie nulla a una stagione storica, ricca di qualità, dedizione e una capacità rarissima di migliorare anche dentro la tempesta. Adesso Sinner ha scelto di fermarsi. Niente Coppa Davis, nessuna pressione agonistica: solo vacanze, famiglia, tempo per riprendere fiato insieme alla fidanzata, prima di rimettersi in moto verso un 2026 che si preannuncia ancora più feroce. Il primo impegno sarà l’esibizione in Corea del Sud contro Alcaraz, un antipasto di ciò che vedremo agli Australian Open, dove Sinner dovrà difendere i 2000 punti conquistati un anno fa prima della sospensione. E sarà lì, sotto il sole di Melbourne, che capiremo davvero quanto questo finale trionfale abbia costruito in lui.
Grande Slam, Sinner: “Non ha senso”
Il finale di stagione ha riacceso inevitabilmente una domanda che circola da settimane: Jannik Sinner può puntare al Grande Slam nel 2026? Il livello espresso, le quattro finali Major raggiunte quest’anno, la crescita mentale e tecnica, l’abilità nei punti pesanti, tutto sembra indicare che l’altoatesino si stia avvicinando a qualcosa che solo i più grandi della storia hanno avuto il privilegio di inseguire davvero. Eppure, proprio lui ha spento sul nascere qualsiasi suggestione. In conferenza stampa, dopo la vittoria su Alcaraz, ha risposto senza esitazioni: “Secondo me già si sbaglia a pensare a questa cosa. Inizi l’anno e subito c’è uno Slam: cerchi di andare il più lontano possibile. Il tennis è un gioco, dobbiamo divertirci. Non ci penso, non ci voglio nemmeno pensare. L’obiettivo è dare il mio meglio, ma mettersi questa pressione dall’inizio non ha senso. Non l’ho mai pensato e mai lo farò.”

Grande Slam, Sinner: “Non ha senso” – Topallenatori.it (screen Youtube)
Parole lucide, quasi chirurgiche, che mostrano il contrasto tra il clamore esterno e la calma interiore di un giocatore che ha imparato a conoscere il proprio mondo. Attorno a lui c’è un team forte, cementato, con Darren Cahill e Vagnozzi che già programmano un dicembre intenso per consolidare servizio, variazioni e letture tattiche. E c’è una rivalità – quella con Alcaraz – che nel 2026 raggiungerà probabilmente il suo apice. Gli Slam, inevitabilmente, saranno il palco principale. Entrambi partiranno da Melbourne con ambizioni globali e la consapevolezza di essere i due poli del tennis mondiale. Sinner non vuole parlare di Grande Slam, ma il campo di gioco, la crescita continua e la sua innata capacità di venire fuori nei momenti più pesanti dicono tutt’altro.

Sinner sbotta, è davvero troppo: "Non voglio pensarci" - Topallenatori.it (screen Youtube)












