La vittoria in Champions League è servita a poco, o almeno non a Chivu. Il tecnico si è mostrato furibondo negli spogliatoi: la sua Inter non gli piace.
L’Inter di Cristian Chivu resta saldamente in corsa su tutti i fronti, ma le ultime prestazioni hanno lasciato sensazioni contrastanti. Due vittorie consecutive, tra Serie A e Champions League, che valgono sei punti pesanti, ma che non cancellano la sensazione di un’involuzione sul piano del gioco e dell’atteggiamento. A Verona, il successo per 1-2 è arrivato più per forza d’inerzia che per qualità, con un finale di gara più da battaglia che da gestione. Pochi giorni dopo, contro il Kairat, la storia si è ripetuta: una vittoria arrivata con fatica, più utile a rasserenare la classifica che a convincere chi osserva la squadra ogni settimana. Dopo il ko di Napoli di qualche settimana fa, la squadra sembra aver smarrito quella leggerezza che l’aveva contraddistinta nella prima parte di stagione. Meno brillantezza, meno precisione, e soprattutto meno cattiveria agonistica: ingredienti fondamentali per una squadra che punta in alto.
Certo, la Champions League non ammette distrazioni, e vincere anche quando si gioca male è spesso segno di maturità, ma nel caso dell’Inter le sensazioni sono più complesse. I nerazzurri hanno mostrato difficoltà nel tenere i ritmi alti, e la manovra, spesso appesantita, è parsa prevedibile. C’è poi la questione mentale. Se nei big match la squadra ha sempre risposto presente, contro avversari sulla carta inferiori l’approccio è apparso molle, quasi superficiale. Ed è proprio questo che, più di tutto, preoccupa l’ambiente: la sensazione che certi successi arrivino più per inerzia che per reale convinzione. Marotta e lo staff tecnico sanno che in vista del calendario di novembre – denso di scontri cruciali – servirà una scossa, anche psicologica, per ritrovare quell’Inter affamata e spietata ammirata fino a poche settimane fa.

Chivu scuote l’Inter: nessun alibi, serve un cambio di mentalità – Topallenatori.it (screen Instagram)
E la scossa, stavolta, è arrivata proprio da Cristian Chivu. Il tecnico nerazzurro, nonostante la vittoria sul Kairat, si è mostrato più arrabbiato che soddisfatto. La GdS parla di un confronto acceso nello spogliatoio dopo la partita, con l’allenatore che avrebbe usato toni duri per richiamare la squadra all’attenzione. Ciò che più lo ha irritato non è il gioco, ma l’atteggiamento: la mancanza di fame, la presunzione di sentirsi più forti a prescindere, e la tendenza ad adagiarsi dopo un vantaggio minimo. Niente scuse, niente attenuanti. È la filosofia che Chivu ha imposto da quando siede sulla panchina interista, rifiutando la cultura dell’alibi e pretendendo responsabilità da ogni singolo giocatore. Non conta se la squadra ha vinto: per il tecnico rumeno, il successo non è mai una giustificazione quando la prestazione è insufficiente.
Da qui il suo malumore, esploso dopo la “sofferta vittoria inutile” in Champions. L’allenatore pretende un cambio di passo immediato, soprattutto sul piano dell’intensità e del rispetto dell’avversario, qualunque sia il suo nome. Fonti vicine al gruppo parlano di un Chivu deciso come non mai, pronto a usare il pugno duro per evitare che i piccoli segnali di rilassamento diventino un problema strutturale. Ha chiesto “più fuoco, più voglia, più concentrazione”, sottolineando come il successo non possa diventare un alibi. L’obiettivo, ora, è ritrovare la vera Inter: quella che gioca con rabbia, con ritmo, e con fame di vincere ogni pallone. La risposta arriverà sul campo, ma una cosa è certa: Cristian Chivu ha parlato chiaro. E a differenza di altre volte, stavolta nessuno nello spogliatoio ha osato replicare.

Chivu furibondo, urla negli spogliatoi: non lo accetta più - topallenatori.it (screen Youtube)







