RISCALDAMENTO FISICO E MENTALE NEL CALCIO MODERNO

Il calcio italiano non allena la mente.

E’ ai nastri di partenza il campionato di calcio italiano. L’occasione sembra opportuna, per fare una considerazione. Riscaldano i muscoli ma non la mente. E non sempre sanno gestire l’ansia da prestazione, la concentrazione e lo stress durante una partita. Sono gli atleti professionisti dello sport di squadra più popolare d’Italia: il calcio. Nel calcio di serie A e negli sport di squadra, l’argomento resta ancora tabù. L’Italia è molti passi indietro rispetto al resto del mondo.   Il benessere dei giocatori? La carta vincente. Anche per scalare la classifica. Per vincere la partita, sia in campo che con se stessi, quello che conta è la mente. Per essere al top, non basta allenare il fisico. E’ come avere in mano una Ferrari. Se il pilota non la sa guidare, anche una Fiat 500 la può superare. Nel nostro caso, il pilota del corpo è la Psiche. Per la psicologia di un atleta e di un calciatore, nel nostro caso, è importante intervenire sui punti che seguono. Migliorare la concentrazione e l’attenzione, la gestione dello stress agonistico durante la gara, la preparazione psicologica prima di entrare in campo. L’allenamento dell’atleta deve interessare quattro aree, atletica, tecnica, tattica e psicologica.

L’esperto in psicologia dello sport scende in campo , non esiste professionista dello sport che non tocchi il rettangolo verde. Vediamo, in sintesi, quali sono i compiti di un operatore di psicologia dello sport.

 

Il lavoro dell’ operatore psicologico (psicologo, psicoterapeuta).

Significa andare a lavorare su una problematica di tipo psico sportivo, ad esempio l’atleta non rende secondo le proprie potenzialità, oppure, ha una difficoltà in un momento specifico della stagione. Altri aspetti che cura l’esperto in psicologia dello sport sono gli aspetti relazionali, la comunicazione interna  alla squadra, la formazione dello staff, la gestione degli infortuni, e la gestione del fine carriera. A proposito degli infortuni, alcune ricerche, già concluse ed altre in corso, hanno individuato una relazione tra genetica e infortuni muscolari. Ad alcuni di questi ricercatori, è stato chiesto: La forza di volontà e l’impegno possono vincere sui limiti genetici di un atleta? La risposta è stata affermativa e viene citato qualche esempio.

Tyson, e Muhammad Ali. Essi erano  atleti con doti fisiche notevoli, ma, soprattutto, avevano la capacità di demolire l’avversario dal punto di vista mentale e di convincersi di non sentire dolore a ogni colpo subito. Hanno vinto alcuni incontri, non per la loro forza fisica, ma per quella mentale.

Non è solo la genetica a fare i grandi campioni, ma anche il lato psicologico e l’ambiente che sta loro attorno. In tutti questi studi, si mette in primo piano la genetica, poi, si ammette che la mente e l’ambiente sono in grado di superare tali limiti  Non danno a questa cosa un nome, anche se hanno intuito che esiste.  Tutto ciò ha un nome ben preciso, e si chiama  Epigenetica! (il settore della genetica che studia l’influenza dell’ambiente sull’espressione genica). Essa va associata alle ultime scoperte delle neuroscienze, della neuroendocrinoimmunologia ( lo studio della regolazione del sistema ormonale, da parte del cervello), della psiconeuroimmunologia ( lo studio dell’influenza reciproca tra cervello, sistema nervoso e sistema immunitario, cioè la connessione mente corpo). Come influenza dell’ambiente, si intende anche,  i pensieri, gli stati d’animo, le tecniche di allenamento, la respirazione, l’alimentazione. Tutti questi ambiti di ricerca, dimostrano che non siamo irrimediabilmente condizionati dai nostri geni e predisposti ad essere in un solo modo, bensì, meravigliosamente, adattabili e mutabili. Riassumendo, un pensiero, un stato d’animo, un emozione, una nuova esperienza, amplia e consolida i percorsi neurali del cervello. Nell’istante stesso in cui tali circuiti si organizzano in nuove reti, il cervello rilascia sostanze chimiche che rappresentano sensazioni o emozioni. Questi segnali raggiungono la cellula, legandosi a dei recettori specifici, in questo modo vengono attivati segnali che regolano l’espressione dei geni. Dal momento che tutti i geni codificano proteine, le quali sono responsabili della struttura e delle funzioni dell’organismo, in questo modo, si modifica il destino genetico. Riepilogando, si può affermare, che per quanto riguarda lo sport, la genetica è importante. Allo stesso modo,  il ragionamento, portato avanti dagli  autori che stanno conducendo queste ricerche, fa capire che esiste qualcosa che va oltre.  Ribadisco il concetto, questi studi sono importanti e, quindi, ben vengano, allo stesso modo, è necessario tener conto del fatto che considerati da soli, e non inseriti, in un contesto più ampio, difficilmente, possono sortire, nella pratica, gli effetti sperati. E’ importante conoscerli, per applicare le conoscenze dell’epigenetica, delle neuroscienza e della PNEI(Psico, Neuro, Endocrino, Immunologia), per fare in modo che si possano avere risultati di eccellenza, sia nel senso della prestazione, sia per quanto riguarda la prevenzione ed il recupero dagli infortuni.

 

 

Dott. Sicignano Antonio

Medico di Medicina Generale

Medico Psicoterapeuta

Specialista in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana

Esperto in Psicologia dello Sport

Presidente comitato Campania SPOPSAM

Membro Direttivo Nazionale SPOPSAM

Fonte: www.topallenatori.it

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