Attività di base

Allenare: in primis…vuol dire sapere comunicare

di Marco Ragini (Allenatore U.E.F.A. PRO)

 

 

La comunicazione è alla base di ogni rapporto attraverso la quale noi possiamo presentarci. Maggiormente è affine al nostro interlocutore e maggiormente possiamo riuscire ad ottenere i nostri traguardi.

Il primo passo sempre e comunque e’ rendersi credibili e per far cio’ occorrono poche parole e fatti quasi immediati.
La capacita’ di sintetizzare parole chiavi, gesti fondamentale ,per affondare tecnica e per impartire comandi.

Secondo il mio pensiero un allenatore deve saper identificarsi in una giusta dimensione, svolgere e interpretare il proprio ruolo, seguendo una sana integrità morale da uomo e avendo la piena consapevolezza di essere sorretto e definito da un carisma innato, da una forte personalità e da una leadership donatagli da coloro che gravitano attorno a lui.

Allora si… penso che ci siano i crismi giusti e i requisiti per poter affrontare questa avventura professionale e gioco forza avventura di vita, con consapevolezza di poter fare e di far fare al meglio le cose in cui si crede, senza convenevoli influenze a scapito della propria coerenza ideologica.

Molti sono gli errori che un allenatore può commettere: quello più ricorrente, specie all’inizio del suo percorso professionale e della sua carriera, è che troppo spesso il calcio si maschera con la sola passione… l’indole di esercitare il potere sugli altri, anzichè esprimere le immense capacità creative che il calcio può stimolare!
Molti, con un frettoloso “copia & incolla” cercano di emulare le gesta tattiche e tecniche  di colleghi senza avere la chiave del perchè si effettuano determinate situazioni ed esercitazioni…
Molti addirittura “scimmiottano” copiando parole, definizioni e atteggiamenti da colleghi molto affermati, dove questi hanno fatto scuola per la loro originalità del ruolo e ciò che fanno fà parte del loro copyright, sottovalutando l’intelligenza dei giocatori e degli addetti ai lavori, che immediatamente si accorgono della “brutta copia” e bocciano, prima ancora dal suo ruolo dall’allenatore, l’uomo che è, marcandolo professionalmente in negativo a vita!

Detto questo, vi spiego il perchè ho deciso di trattare questo argomento, e di approfondirlo. Tutto nasce da una battuta furba e provocatoria di Mister Renzo Ulivieri alla fine di una sua lezione di Tecnica e Tattica calcistica di diversi anni fa, quando frequentavo il Corso Master a Coverciano.

Egli, difatti, nel sincerarsi di coloro che hanno in chiaro il proprio argomento di tesi dopo aver sondato le idee degli allievi corsisti disse:
“vedo che non sono tanti coloro che hanno scelto un argomento sulla tecnica e tattica calcistica… allora – rivolgendosi a noi in modo ironico – vorrà dire che nessun di voi vuole far l’ allenatore, l’allenatore quello vero!!!”

La cosa prima mi ha fatto sorridere….poi successivamente a distanza di tempo mi ha fatto riflettere. Per circa due anni dove ho conosco personalmente Mister Ulivieri, e lì ho notato la sua immensa passione, la massima capacità, conoscenza della materia e il suo dono d’eloquenza.

Sono però anche tanti anni che seguo le sue gesta da allenatore ad altissimi livelli e soprattutto le sue interviste… specie del dopo partita, le più delicate, quelle così definite a “caldo” dove ancora il corpo è a livelli stratosferici di adrenalina!!                                                                                            Ecco, io proprio quì volevo arrivare… lui, usando un gergo televisivo, quando veniva intervistato o quando lo inquadravano che dirigeva e dava disposizioni dalla panchina, senza alcun dubbio, “bucava” lo schermo!!

Era l’allenatore che tramite la comunicazione, aveva la capacità di incantare anche i serpenti! Senza nulla togliere alle sue enormi capacità di tecnico nel dirigere le sue squadre, ma a mio parere il suo punto di forza che lo contraddistingueva da tutti gli altri allenatori di massima serie era proprio questa sua arte e dote innata di leadership nel confronto del gruppo, degli addetti ai lavori e nel saper comunicare sempre, in qualsiasi situazione, nei modi e nei toni giusti, dirigendo sempre a suo piacimento l’argomento da trattare.
Riusciva in “codice” a inviare tramite interviste del dopo partita, messaggi ai suoi giocatori apparentemente quasi indecifrabili al pubblico, ma sicuramente era comprensibilissimo da parte dei suoi giocatori, e sicuramente indicativo su come affrontare il lavoro nella settimana successiva.
Narratovi tutto questo, come esempio, si deduce, che quanto mai, in questo calcio, di questi ultimi anni, è così fondamentale per un allenatore avere la facoltà e la piena conoscenza della scienza della comunicazione, soprattutto quando la gestione non si “limita” ad un gruppo di giocatori, ma ad un entourage di numero e di competenze molto ampio.

L’apertura, la disponibilità, l’empatia, i concetti,… tutto deve essere preso in considerazione a livello di comunicazione per un allenatore, considerando cosa vana, se altrettante attenzioni da parte sempre del mister non vengono monitorate ed elaborate tramite un riscontro del proprio operato… il cosiddetto Feedback.
Il feedback non è altro che lo strumento, dove l’allenatore ha un reale riscontro positivo o negativo del suo operato, verbale e non. Il così detto “termometro” della situazione.
Qui oltre al riscontro professionale, non si scappa dai giudizi… un allenatore è l’effetto che  fà…

MARCO  RAGINI

13 Gennaio 2016

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