Atleti: concussione ed ADHD aumentano il rischio di cambiamenti persistenti dell’umore.

Gli atleti con deficit di attenzione-iperattività (ADHD) vanno incontro ad un incremento del rischio di sviluppare sintomi di ansia e depressione, a seguito di una concussione, rispetto alle loro controparti non affette da ADHD.

Questo dato suggerisce che ADHD e concussione possano avere un effetto cumulativo, su ansia e depressione, al di là di quello di ciascuno dei due elementi da solo, come affermato da Robert Davis Moore della University of South Carolina, autore di un’indagine che ha coinvolto 1.979 atleti.

Prima di continuare, per i non addetti ai lavori, cerchiamo di capire di cosa sto parlando.

La concussione, senza perdita di coscienza, è la forma più comune di trauma cranico legata allo sport e la più difficile da diagnosticare, tanto che, spesso, non viene riconosciuta. Essa è causata da un’improvvisa accelerazione-decelerazione dell’encefalo, all’interno della scatola cranica, e si manifesta con un’immediata, breve, alterazione delle funzioni neurali. E’ questo il motivo per cui sono i tecnici, gli allenatori, gli uomini di campo, che devono saperla riconoscere e riferirla ai medici, ai quali, invece, spesso, questi ragazzi non arrivano, proprio a causa del mancato riconoscimento del fenomeno traumatico. Per questo motivo, cerchiamo di definirla più correttamente. Un colpo diretto, un urto contro un altro corpo, statico o in movimento, oppure uno scossone subito a seguito di una spinta ricevuta o una brusca decelerazione del capo (colpo di frusta), sono tutti eventi che, producendo improvvisi e bruschi movimenti della testa, possono causare una concussione cerebrale. L’individuo che subisce una concussione cerebrale, presenta una sequela di sintomi, immediati e tardivi, riassumibili come disturbi fisici, cognitivi, emozionali e del ritmo sonno-veglia. Quando, a seguito dell’impatto, si verifica una perdita di coscienza, la diagnosi di concussione è praticamente certa; tuttavia, la mancata perdita di coscienza non esclude la possibilità di aver subito un trauma concussivo. La durata dei sintomi può variare da pochi minuti a diversi giorni, settimane ed in casi meno frequenti anche mesi. Da un punto di vista clinico, la concussione viene definita come: un’alterazione post traumatica dello stato mentale, caratterizzata da stato confusionale ed amnesia, a cui si può associare, oppure no, la perdita di coscienza.

L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), sigla inglese per disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è un disturbo dello sviluppo neurologico, caratterizzato da alterazioni della crescita e dello sviluppo del cervello o del sistema nervoso. Sulla base dei criteri del DSM, possono essere diagnosticati tre sottotipi di ADHD, che non necessariamente presentano entrambe le caratteristiche del disturbo: ADHD con predominanza di disattenzione/distrazione, ADHD con predominanza di iperattività/impulsività e ADHD di tipo combinato.

La condizione viene diagnosticata circa tre volte più spesso nei maschi, rispetto che nelle femmine. La differenza tra i sessi può riflettere, sia una differenza nella suscettibilità, o che le femmine, con la sindrome, abbiano una  probabilità minore di avere una diagnosi rispetto ai maschi.

I sintomi consentono una classificazione in base alla prevalenza di elementi di iperattività-impulsività o di disattenzione o di elementi combinati dell’uno e dell’altro (cosiddetto sottotipo combinato).

Anche, in questo caso, spesso, non viene riconosciuto questo disturbo. Infatti, a scuola, spesso i docenti etichettano questi ragazzi, come svogliati, che pensano ad altro e non sono attenti alle lezioni, che hanno uno spirito ribelle ed indomito. Anche, per gli atleti, succede la stessa cosa. Si parla di atleti discontinui, che si assentano per lunghi periodi dal vivo del gioco, che non controllano le reazioni ecc. Per tutte le ragioni precedenti, questa associazione, tra concussione ed ADHD, passa inosservata e con  essa tutti i sintomi ad essa correlata.

Gli atleti con ADHD possono andare dunque incontro a cambiamenti persistenti dell’umore, dopo una concussione, il che è importante, in quanto l’ADHD è altamente prevalente negli atleti.

I dati raccolti supportano lo screening della salute mentale dopo una concussione, ma sfortunatamente le attuali raccomandazioni si basano sull’uso del questionario SCAT3, che chiede, soltanto, al soggetto se si sente depresso o ansioso, e la maggior parte degli atleti lo negherebbe.

Tuttavia, se si facesse uso di un test realmente progettato per valutare ansia o depressione, alcuni di questi soggetti potrebbero risultare positivi.

 

                                           Dott. Sicignano Antonio

Fonte: www.topallenatori.it

 

 

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